Effetti del Covid-19 sulla sfera cognitiva

In seguito allo scoppio dell’epidemia da Covid-19 e alle prime evidenze osservative, ci si è interrogati sulle implicazioni e sulle conseguenze che tale virus potesse avere a livello neurologico e cognitivo.

Ben presto si è capito che il Coronavirus ha capacità neuroinvasive, potendosi diffondere dal tratto respiratorio al sistema nervoso centrale; dall’infezione nasale il coronavirus entra nel sistema nervoso centrale attraverso il bulbo olfattivo, provocando infiammazione e demielinizzazione. Sia SARS-Cov che MERS-Cov, quando hanno accesso dalle vie nasali, possono raggiungere il cervello arrivando facilmente a aree come il talamo ed, in particolare, il tronco encefalico. Verosimilmente accedono al sistema nervoso centrale per via ematica o linfatica.

Le infezioni da coronavirus sono state associate a manifestazioni neurologiche: alcuni pazienti hanno avuto sintomi neurologici non specifici come confusione e mal di testa; altri più specifici come convulsioni o problemi cerebrovascolari. Uno studio documenta l’implicazione di manifestazioni da parte del sistema nervoso nel 25% delle persone affette da COVID-19 (rilevati però senza l’utilizzo esami strumentali come EEG o analisi del liquido cerebrospinale CSF); già su MERS-CoV erano stati trovati risultati simili, con un 26% di persone che presentavano stati di confusione mentale e il 9% convulsioni. Pazienti con una maggior severità della patologia COVID-19 hanno maggior possibilità di sviluppare sintomi neurologici. Inoltre i segni neurologici da COVID-19 possono derivare anche indirettamente dall’ipossia provocata dall’infezione stessa. Un recentissimo studio longitudinale ha verificato che aree come quella della corteccia prefrontale, del cingolato anteriore, dell’insula e del nucleo caudato, rimangono mediamente compromesse almeno per i sei mesi successivi all’insorgenza della patologia. Nella stessa Italia, l’esperienza clinica ha mostrato che, dopo condizioni critiche per COVID-19, alcuni pazienti possono avere deficit mnestici o delle funzioni esecutive. Si sta, infine, indagando, sulla eventualità che l’infezione da Covid-19 possa aumentare la possibilità di sviluppare una demenza in persone che già posseggono altri fattori predisponenti.

A motivo della situazione descritta, uno screening cognitivo è fortemente raccomandato.

 

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